Parigi

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Paris, la Ville de l’amour

È risaputo che Parigi, nota al mondo come la ville lumière, viene anche definita la città dell’amore. Visitare Parigi con la persona di cui si è innamorati è ormai diventato un must ed, ebbene sì, l’ho fatto anch’io. Peccato che quella persona non fosse il mio fidanzato ma l’altro uomo più importante della mia vita: il mio papà.

In questo post, quindi, scordatevi suggerimenti per scovare i ristorantini più intimi o gli scorci più romantici e preparatevi a visitare la cara vecchia Parigi con una coppia alternativa.

“Father and son” cantava Cat Stevens. In questo caso father and daughter sulla Tour Eiffel.

L’idea di visitare Parigi è nata per caso, in un assolato pomeriggio di giugno. “Sai, papà, è un sacco di tempo che non andiamo da nessuna parte insieme, solo io e te” dico io “E dove vorresti andare?” chiede lui “Mah, per esempio non sono mai stata a Parigi e mi piacerebbe visitarla” rispondo “Andiamo” dice lui e la sera avevamo già prenotato l’albergo.

La nostra pazzia e il mio scarso amore per gli aerei ha fatto sì che decidessimo di raggiungere Parigi in auto. NON FATELO MAI. Per la gran carità, ci si arriva facilmente, le indicazioni stradali sono chiare e il paesaggio che scorre davanti ai vostri occhi durante il viaggio merita, ma una volta entrati in città dovrete abbandonare la macchina in un (costosissimo) parcheggio custodito perché non ci sarà modo di lasciarla in nessun altro posto e, specialmente in alcune ore del giorno, il traffico è terribile.

Poco male, il nostro albergo, seppur non centrale, è carino, pulito e offre una colazione ricchissima, oltre ad essere collegato egregiamente con qualsiasi zona attraverso la metropolitana.

ngolare entrata della metro.

Ogni mattina, dopo colazione, ci facciamo una bella passeggiata per raggiungere la stazione del metrò – non la più vicina, troppo semplice – e così facendo attraversiamo il coloratissimo quartiere nero, pieno di negozi di parrucchiere, impegnate a riempire di treccine la testa di corpulente signore africane, e di piccoli bistrot dove si vendono dei curiosi cartocci di frittelle, fatte con qualcosa che somiglia molto a zucca ma che, onestamente, non ho avuto il coraggio di assaggiare.

Nessuno dei due è mai stato a Parigi, quindi la nostra visita è prettamente turistica e i punti d’interesse quelli classici di chi visita questa città per la prima volta: Notre Dame, Saint Germain des Prés, Saint Sulpice – dove passiamo mezz’ora a domandarci come mai quella linea sul pavimento attragga tanti curiosi per poi scoprire che si tratta della famosa Linea della Rosa citata da Dan Brown ne Il codice Da Vinci – l’arco di trionfo, gli Champs Élysées, Place de la Concorde, il Jardin des Tuileries, il Louvre – dove non riusciamo ad entrare a causa della coda infinita – Montmartre, le Sacré Coeur, il Moulin Rouge, le gallerie Lafayette – dove, giuro, non ho comprato nulla – il Trocadero e, ovviamente, l’imperdibile Tour Eiffel.

Senza-titolo-1

L’ultimo giorno visitiamo la reggia di Versailles, con i suoi giardini stupendi e il piccolo, suggestivo villaggio fatto costruire da Maria Antonietta, dove sembra di entrare in un libro di fiabe.

Versailles – Petit Trianon – villaggio di Maria Antonietta.
Pianta del cimitero di Père-Lachaise dove si trovano le tombe di Oscar Wilde, Jim Morrison e Chopin per citare alcuni nomi.

Conclusione: Parigi è, ovviamente, bellissima, piena di palazzi, musei e monumenti di valore inestimabile ma, come al solito, ciò che poi ci resta dei viaggi che facciamo sono le emozioni.

I miei più bei ricordi di Parigi, infatti, sono legati frullati di mango presi in piccoli bistrot lungo la Senna, ad un paio di scarpe comprate da H&M sugli Champs Élysées quando siamo stati sorpresi da un acquazzone proprio il giorno che avevo messo i sandali, alla macchina fotografica che mi abbandona l’ultimo giorno, quando però avevamo appena varcato i cancelli di Versailles alla fine della visita e alla scarpinata estenuante nel cimitero di Père-Lachaise all’ora di chiusura, nella vana speranza di vedere la tomba di Oscar Wilde, poco prima di essere gentilmente accompagnati fuori dal custode, a meno di non voler provare l’ebbrezza di passare la notte tra le lapidi di gente illustre ma, comunque, di poca compagnia.

È vero, Parigi è la città dell’amore, ma, a mio parere, non si tratta dell’amore tra voi e la persona con cui la visitate. È piuttosto quella sua aria un po’ retrò e noncurante, ma estremamente affascinante, che fa innamorare tutti, in primo luogo della città, ed eventualmente anche delle persone che la visitano con voi, siano esse vecchie o nuove conoscenze. Paris, la ville de l’amour, dunque. Senza dubbio. Sempre.

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Pubblicato da Altri Autori Vari

Gli articoli scritti sotto il nome Altri Autori Vari, sono stati scritti da uno dei tanti bloggers che sono transitati sul nostro Blog, scrivendo magari anche solo un articolo, quindi non hanno una loro sezione dedicata ma hanno comunque collaborato al nostro Blog.

4 Risposte a “Parigi”

  1. Esordisco dicendo che amo Parigi alla follia, da sempre, e ci sono stata tante volte perché ho la fortuna di avere uno zio che ha sposato una parigina. Grazie a mia zia e ai miei cugini ho la fortuna di viverla appieno, non da turista, respirando quei profumi tipici, passeggiando per le strade semplicemente per far la spesa, persino i suoermercati lì sono più belli! A questa città mi lega un amore profondo e ciò che dici sul finale coglie proprio nel segno, Parigi è la città dell’amore perché ti fa innamorare di sé!

  2. Parigi è sempre Parigi!! Avendo parenti li ho avuto la fortuna di visitarla e di viverla molte volte sia da turista che da lavoratrice (sebbene per poco quest’ultima)
    Adoro la multi cultura che si respira, in ogni angolo della città.. È la mia città preferita nonostante ami alla follia Roma Londra Havana Praga ma Parigi ripeto è Parigi :)))

    1. Verissimo. Il quartiere nero che attraversavamo ogni giorno per prendere la metro mi incuriosiva da morire. Peccato non aver avuto più tempo per scoprirlo meglio. Vorrà dire che toccherà tornarci 😉

I commenti sono chiusi.

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