Charles Dickens – Canto di Natale

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“Nessun verdetto letterario potrà mai rendere giustizia a Charles Dickens. Egli creò un mondo e, nel tempo libero, inventò il Natale.”
(Anthony Burgess, Inimitable,1986)
 

E’ proprio così che vorrei cominciare la mia recensione sul capolavoro, a parer mio s’intende, della letteratura inglese nel periodo vittoriano.

Il primo libro natalizio che dona al Natale una sua anima, un suo significato, una sua tradizione; tradizione che ancora oggi tutte le famiglie mantengono viva nella loro casa.

Prima però, un veloce riassunto (senza svelarvi il finale) del racconto.

Scrooge, un uomo avaro ed egoista, non ha alcuna intenzione di festeggiare il Natale, né tantomeno di lasciare chiusa la sua attività e di dare la possibilità  a Bob Cratchit, suo dipendente, di avere la giornata libera.

Una volta arrivato a casa e rimasto completamente solo, al vecchio Scrooge appare il fantasma del suo vecchio socio Marley. L’amico di sempre lo ammonisce per l’avidità con cui ha deciso di vivere, facendogli vedere con i suoi occhi cosa può accadergli una volta morto. Marley è infatti legato a tante catene, tante quante sono stati i suoi “affari” in vita ed è costretto a  viaggiare incessantemente. Jacob Marley è davanti a Scrooge sotto forma di spettro per aiutarlo, infatti, lo avvisa che riceverà la visita di 3 spiriti: lo spirito del Natale passato, del Natale presente e del Natale futuro.

Lo spirito del Natale passato porta Scrooge a rispolverare vecchi ricordi, alcuni dolorosi, come i Natali passati solo in classe senza essere circondato dal calore di una famiglia. Altri invece, sono sicuramente più gioiosi. Di punto in bianco si trova catapultato nel suo primo posto di lavoro dove, per Natale, era stata organizzata una festa ed ha conosciuto una ragazza che gli ha rapito il cuore. Man Mano che Scrooge diviene uomo però comincia ad avere sempre più la necessità di accumulare denaro, tanto che la stessa ragazza di cui si era innamorato decide di lasciarlo.

La seconda notte lo spirito del Natale presente, lo accompagna a casa di Bob Cratchit. La famiglia di Bob è tutta riunita davanti al focolare, anche il piccolo Timmy, bimbo storpio dalla nascita. Scrooge alla vista del ragazzino è mosso da un forte sentimento di compassione, tanto che domanda allo spirito se il bambino vivrà in futuro.  Viene poi condotto a casa della sua famiglia, dal nipote, dove l’atmosfera è di gran festa, anche prendendosi gioco del vecchio zio Scrooge che considera il Natale una stupidaggine.

La terza ed ultima notte, a far visita a Scrooge è lo spirito più spaventoso, quello del Natale futuro. La sua presenza è terrificante: alto e con una lunga veste nera che non lascia intravedere nulla, nemmeno il volto coperto dal cappuccio. Lo spirito gli mostra un uomo deceduto su di un letto ed alcune persone che gli sono accanto e che parlano del defunto. L e parole non sono quel che si possono definire di ammirazione, anzi, discutono di quanto l’uomo in vita sia stato “taccagno” e che questo è stato un bene visto che loro si sarebbero divisi quello che gli restava. Scrooge rimane molto colpito da tale comportamento e chiede allo spirito di mostrargli qualcuno a cui importa della morte di quest’uomo. L’unica immagine mostrata a Scrooge è quella di un debitore del defunto. Scrooge ora è molto addolorato e domanda allo spirito di mostrargli l’identità dell’uomo. Lo spirito gli mostra una lapide, con su scritto: EBENEZER SCROOGE.

Dopo la visita degli spiriti e le lezioni avute, il vecchio Scrooge è sicuramente un uomo nuovo, soprattutto a Natale.

La lettura di questo libro, scritto nel 1843, risulta fluida e procede senza intoppi. L’ho scoperto al liceo, facendo parte del mio programma di studi, ma di mia spontanea volontà ho deciso di approfondire la lettura sia in lingua che non, perché credo ne valga veramente la pena. Una vera rivoluzione, un libro che “insegna” (passatemi il termine) il Natale e che lo racconta con ingredienti insoliti come i fantasmi ed anche un pizzico di “terrore” alla loro vista.

Questo libro è il primo sul Natale, ma soprattutto è il primo che incorpora al Natale il gotico. Tale stile letterario è facilmente riconoscibile  dalla descrizione della casa che nel romanzo è definita “lugubre”,  “vecchia” ed “alta” (“fabbricato alto”). L’esempio più lampante di elementi gotici sono sicuramente gli spettri. Ad un argomento gioioso e certamente senza paura come il Natale vengono accostati gli spettri che, seppur di buone intenzioni, fanno nascere in Scrooge un certo timore.

Un altro elemento importante nei racconti di Natale è certamente il focolare, intorno al quale si riunisce tutta la famiglia a chiacchierare, giocare e rilassarsi dopo il pranzo. Ecco, è il focolare la parola chiave  a cui Dickens è molto legato, tanto da farne diventare un simbolo.

L’altruismo è il sinonimo del Natale per Dickens, costretto a lavorare fin da bambino, vede nel Natale l’occasione x essere più generosi con i poveri, soprattutto con i bambini.

Il Natale, per l’autore, è la festa degli umili, dei vulnerabili, dei  bambini. I suoi racconti natalizi sono rivolti ai beati, nel senso più cristiano del termine.

Credo che ancora oggi si leggono questi racconti e si fanno film come per esempio “A Christmas Carol” prodotto dalla Disney nel 2009 per mantenere vivo il senso del Natale che anno dopo anno sta svanendo inesorabilmente.

Quindi, spolveriamo tutti quei libri un po’ dimenticati perché “fatti a scuola” leggendoli con occhi e mente adulti, sicuramente ne trarremo tutti quanti qualche insegnamento.

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Pubblicato da Altri Autori Vari

Gli articoli scritti sotto il nome Altri Autori Vari, sono stati scritti da uno dei tanti bloggers che sono transitati sul nostro Blog, scrivendo magari anche solo un articolo, quindi non hanno una loro sezione dedicata ma hanno comunque collaborato al nostro Blog.

4 Risposte a “Charles Dickens – Canto di Natale”

  1. Un classico che non avevo mai preso in considerazione ma che ora inserirò sicuramente nella lista dei libri da leggere!

    1. Ciao Blisel! Questo romanzo lo amo particolarmente, sooprattutto perchè mi piace vivere in Natale circondata dalla sensazione di magia e mistero che quel periodo ci consente di vivereò. Purtroppo però negli ultimi anni queste sensazioni le ho perse e riprendere in mano questo romanzo mi ha sicuramente aiutata ed ispirata a vivere il Natale come desidero. Grazie per il tuo commento.

  2. Caro buon vecchio Charlie…adoro questo libro, d’altra parte non potrebbe essere altrimenti visto il mio amore per il Natale. Volente o nolente ogni autore che si rispetti prima o poi attinge da Dickens ed è questo che fa di lui un grande della letteratura. Complimenti per la recensione, non è facile rendere accattivanti i classici! 😉

    1. Ti ringrazio molto per il tuo commento, mi fa molto piacere, è la prima volta che recensisco un libro e farlo con Dickens, sicuramente non è un compito semplice. Anche io amo il Natale e questo romanzo mi ha catturata da quando ho trattato l’argomento al liceo. Uno dei miei libri preferiti in assoluto. Grazie ancora e buona serata.

I commenti sono chiusi.

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