L’arte del Bijou Italiano in mostra a Milano

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Si è aperta oggi a Palazzo Reale di Milano, allestita nelle splendide Sale degli Arazzi al piano nobile del Palazzo, la mostra “L’arte del Bijou Italiano – Dalla Dolce Vita al Prêt-à-Porter“.

La mostra è promossa e prodotta da Comune di Milano Sezione Cultura, Palazzo Reale, Fiera Milano e HOMI, il Salone degli Stili di Vita di Fiera Milano, e curata da Alba Cappellieri e Lino Raggio.

Durante la conferenza stampa, la curatrice Alba Cappellieri  ha dedicato questa mostra a Gianfranco Signori, storica colonna portante del marchio Sharra Pagano, scomparso improvvisamente sabato scorso.

In questa mostra arte, moda e design si fondono in un percorso storico che si snoda attraverso bijoux d’autore realizzati a partire dagli anni Cinquanta sino al Duemila, ripercorrendo la storia di questo prezioso accessorio attraverso 300 pezzi unici firmati da stilisti e designer di fama internazionale.

L'Arte del Bijou Italiano

Un viaggio nel tempo che porta i visitatori alla scoperta delle creazioni realizzate per grandi stilisti come Walter Albini, Giorgio Armani, Renato Balestra, Biki, Ugo Correani, Enrico Coveri, Gildo Cristian,  Dolce & Gabbana, Gianfranco Ferrè, Emy Forte, Krizia, Lancetti, Missoni, Moschino, Tina Rossi, Luciano Soprani, Valentino, Gianni Versace.

Dalla ricercata eleganza del bijou anni Sessanta, concepiti nel periodo del boom economico e delle grandi speranze di prosperità, alle forme destrutturate dei modelli anni Settanta che rispecchiano le iniziative di protesta, fino al fasto e alla voglia di esibirsi tipica degli anni Ottanta, alla misura degli anni Novanta e allo sperimentalismo dello stile anni 2000.

In bilico tra serie limitate e produzioni industriali, “L’arte del Bijou Italiano racconta   attraverso questi oggetti d’autore anche la capacità propria della creatività italiana di unire qualità manifatturiera e bellezza formale, innovazione tecnologica e tradizioni artigianali di altissimo profilo: una storia dell’evoluzione dello stile e della moda che vede Milano come baricentro creativo e produttivo.

L'Arte del Bijou Italiano

Corrado Peraboni, Amministratore Delegato di Fiera Milano, parlando della mostra afferma: “La cultura sui cambiamenti della moda e dello stile che caratterizza HOMI, il nostro Salone degli Stili di Vita, si presenta in città con una mostra di grande suggestione. Si tratta di un evento che abbiamo pensato per offrire a Milano un’esperienza unica sulla storia del costume e del design. Un’occasione che mette in primo piano la creatività Made in Italy nella città che più di ogni altra ha rappresentato e continua a rappresentare il baricentro del fashion e delle sue tante evoluzioni.
Grazie alla collaborazione di Fiera Milano con il Comune di Milano-Cultura e Palazzo Reale  abbiamo l’opportunità di essere presenti   in una delle sedi espositive più prestigiose della città, con un’iniziativa davvero particolare”.

La mostra è dedicata nella prima sezione al bijou italiano della Dolce Vita e al Prêt-à-porter, le due stagioni più felici per il bijou come per la società e per il costume italiano del XX secolo, quelle in cui si sono delineati i caratteri identitari del “fare” Italiano, la sua flessibilità e la sua capacità di definire comportamenti attraverso gli oggetti.

Ornella Bijoux, anni 50/60
Ornella Bijoux, anni 50/60 – bracciale e spilla: perle d’imitazione, strass Swarovski, metallo dorato

La storia del bijou italiano come sistema integrato autonomo ha inizio nel 1951, anno in cui Giovan Battista Giorgini organizzò nella sua Villa Torreggiani a Firenze la prima sfilata di Alta Moda Italiana che includeva i Bijoux e gli accessori e, pochi mesi dopo, si aprì a Milano la IX triennale dedicata all’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative e Industriali Moderne.

Per la prima volta il bijou entrava in Triennale al fianco dei maestri del progetto italiano ed era trattato alla pari del gioiello prezioso. Ciò significò affiancare il valore materiale del gioiello a quello creativo immateriale del bijou. Seppure in sordina fu l’inizio di una rivoluzione.

Ottavio Re, anni 70
Ottavio Re, anni 70 – Collare: pietre rosa

I principali bigiottieri italiani dell’epoca quali Luciana Aloisi di Reutern, Giuliano Fratti, Canesi, Unger, Maria Vittoria Albani per Ornella Bijoux, Ferenaz, Ottavio Re, Bijoux Cascio, Ercole Moretti, Coppola e Toppo, Bozart, riuscirono a evolvere e a contaminare il modello produttivo dall’alto artigianato alla piccola serie, dall’atelier alla confezione, pur conservando un modello di imprenditoria familiare che, comparato alle grandi aziende americane, è risultato essere nel tempo di gran lunga più agile e più flessibile, sebbene più rischioso.

La capacità di produrre in piccole serie con un alto standard qualitativo e una spiccata propensione alla sperimentazione dei materiali senza però allontanarsi troppo dalle forme della tradizione fece così affermare il bijou italiano nello scenario internazionale, soprattutto negli Stati Uniti, dove erano considerati belli, ben fatti e convenienti.
I riferimenti stilistici dei bijoux della Dolce Vita furono molteplici e trasversali al punto che non possiamo parlare di uno stile tipicamente italiano perché in questo ventennio l’Italia condivise il pluralismo, le estetiche e le influenze di stampo internazionale, e bisognerà aspettare gli anni Ottanta, con l’affermazione del Prêt-à-porter, per trovare un’identità autonoma.

Ferenaz anni 50
Ferenaz, anni 50 – Collana: plastica e metallo

Il Prêt-à-porter segnò la consacrazione della moda italiana, la conquista della definitiva autonomia dalla couture francese e l’affermazione della confezione come nuovo modello creativo, produttivo, gestionale e distributivo.

Gli anni Ottanta sono gli anni dell’edonismo e dell’opulenza, quelli in cui i bijoux testimoniano il legame strettissimo che si viene a creare tra gli accessori e la moda in uno scambio intenso di esperienze e di contaminazioni. L’interesse sistematico degli stilisti per i bijoux determinò un’intensa collaborazione con i bigiottieri e la possibilità di innovare tanto l’ambito creativo quanto quello produttivo con risultati straordinari.

Tutti i principali stilisti italiani firmarono una linea di bijoux, non soltanto i pezzi unici per la sfilata ma soprattutto collezioni di accessori accessibili e democratici pensati in relazione all’abito, in un primo tentativo di quell’estensione della marca che oggi è divenuta prassi operativa per ogni azienda della moda.
Valentino, Walter Albini, Giorgio Armani, Gianfranco Ferrè, Gianni Versace, Missoni, Franco Moschino, Elio Fiorucci, Krizia, Fendi, Soprani, Laura Biagiotti, Romeo Gigli, Enrico Coveri, furono tra i protagonisti di una stagione irripetibile in cui per la prima volta l’Italia conquistò la leadership della moda. I bijoux di questi stilisti testimoniano il legame strettissimo che in questi anni si venne a creare tra l’accessorio e la moda.

Ugo Correani per VERSACE.
Ugo Correani per VERSACE, anni ’80. Collana:Metallo dorato, plastica.

La seconda sezione è dedicata a Milano attraverso i lavori di cinque bigiottieri milanesi, Bozart, Ornella Bijoux, Sharra Pagano, Ottavio Re Unger che hanno saputo interpretare il bijou dalla Dolce Vita a oggi secondo criteri di bellezza, qualità e sperimentazione, diventando degli esempi virtuosi.

Alla tradizionale successione temporale o stilistica si è preferita una lettura contestuale del Bijou, fondata sulla relazione dialettica che esso ha stabilito con lo spirito del tempo e con le sue principali discipline: arte, design, moda e artigianato.

Sharra Pagano per MOSCHINO
Sharra Pagano per MOSCHINO, anni ’80. Collana: ottone, vetro.

Questi bigiottieri sono quelli le cui aziende hanno il merito di aver coniugato le migliori tradizioni manifatturiere del bijou con le istanze della moda e del costume grazie all’alleanza con gli stilisti. Tale alleanza, che negli anni si rivelò strategica, nasceva dalla fiducia che nel paese esistesse una domanda inevasa di modernità cui si poteva rispondere con bijoux capaci di coniugare bellezza formale e qualità manifatturiera.

I loro bijoux sono riusciti a preservare tanto la tradizione proponendo modelli eleganti e familiari ispirati al gioiello tradizionale, quanto l’innovazione in termini di materiali e tecniche per poter consolidare senza eccessivo clamore ma con il consueto garbo milanese, un’idea di bijou alternativo al gioiello e incontrare così i gusti di una clientela eterogenea.

Una mostra che merita davvero di essere vista non solo per gli oggetti in sè che sono vere e proprie opere d’arte ma anche per quello che rappresentano e per essere il simbolo della storia del genio creativo italiano dei rispettivi creatori.

Titolo: L’ARTE DEL BIJOU ITALIANO
Date: dal 19 febbraio al 2 marzo 2016
Dove: Palazzo Reale, Milano
Orari:
lunedì 14,30 – 19,30
martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9,30 – 19,30
giovedì – sabato 9,30 – 22,30
Ingresso: gratuito

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Pubblicato da Signorina Bloggy

Blogger Le mie passioni principali sono viaggiare, leggere libri e guardare film, la cosmesi, le fiere e tanto altro ancora.

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