Orridi di Uriezzo – Baceno

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L’itinerario odierno parte da Baceno per arrivare sino agli Orridi di Uriezzo.

Itinerario: Baceno, Maiesso (Marmitte dei Giganti), Orridi di Uriezzo
Dislivello: dislivelli trascurabili, solo un po’ di saliscendi
Tempo totale di cammino: 3 ore circa
Difficoltà: escursione semplice, attenzione però ai possibili scivolamenti su rocce umide
Come arrivare da Milano: in treno FFSS fino a Domodossola e poi autobus per Baceno

Siamo in Valle Antigorio, proseguimento naturale della Val d’Ossola, che continua poi da una parte in Val Formazza e dall’altra in Valle Devero. Se il tratto iniziale della valle piò apparire qua e là desolatamente segnato dall’attività di cave e officine di lavorazione della pietra, una volta arrivati nella conca di Baceno si approda invece in uno scenario di natura veramente bella, fatta di piccoli antichi borghi, prati e fitti boschi, ripidi pendii che si raccolgono sullo sfondo intorno alla geometrica bellezza del grande monte Cervandone.

L’escursione agli orridi di Baceno-Uriezzo e alle Marmitte dei Giganti è l’occasione per fare non solo una bella passeggiata, ma un vero e proprio viaggio in un’altra era geologica, un salto di oltre 14.000 anni (millennio più o meno), quando, durante l’ultima glaciazione, un’immensa distesa di ghiaccio copriva, come una trapunta spessa circa 1000 metri, gran parte della valle, lasciando emergere solamente le cime più alte. E’ stata proprio l’alternanza di ere glaciali e interglaciali, raffreddamento/riscaldamento, a modellare nel corso dei millenni le sorprendenti forme di paesaggio.

L’itinerario in questa zona ci porta a visitare i tre principali Orridi e le Marmitte dei Giganti: l’Orrido Sud (il più spettacolare, lungo circa 200 metri e profondo fino a 30 metri), l’Orrido di Nord-Est (lungo circa 100 metri e molto stretto in alcuni punti) e il più modesto Orrido Ovest.

Marmitte dei Giganti

L’intero giro (di circa 3 ore) non è difficile e sono possibili diverse alternative; per meglio orientarsi è consigliabile procurarsi la Cartina del luogo che si può richiedere all’Ufficio Informazioni Turistiche di Crodo.

Tecnicamente gli orridi sono il risultato dell’azione di erosione del ghiacciaio: le spinte dinamiche del lento ma inesorabile movimento verso il fondo valle e lo scorrere vorticoso dei torrenti subglaciali, che trascinavano nelle loro acque di scioglimento sabbie, detriti e rocce, furono tanto potenti da spaccare e modellare la roccia in questo tratto di valle creando paesaggi straordinari: forre profondissime, stretti passaggi quasi labirintici, strapiombi di decine di metri, conche e piscine naturali, cascate improvvise e giochi d’acqua inaspettati.

A Baceno il sentiero prende avvio a lato dell’antica chiesa di San Gaudenzio (se aperta vi consiglio vivamente di visitarla, è bellissima!) e discende in mezzo al bosco, affiancato da alte pareti rocciose, per condurre in circa mezz’ora (al primo bivio tenere la direzione Verampio) in località Maiesso dove si possono ammirare, lungo il corso del fiume Toce, le cosiddette “marmitte dei giganti”: le sponde rocciose investite dalla vorticosa corrente subglaciale, sono state scolpite come fossero morbida argilla, dando luogo a forme semicircolari, sinuose, levigate ed avvolgenti, splendide insenature dove la corrente si rilassa e il torrente si allarga in scintillanti specchi d’acqua verde-azzurra che invitano a un tuffo e a una immersione.

Chiesa di San Gaudenzio – Baceno

Di qui torniamo poi sui nostri passi e ci dirigiamo verso l’Orrido Sud. C’è una sensazione di stacco brusco quando ci addentriamo in quella che sembra la porta misteriosa al cuore stesso della montagna: quasi all’improvviso passiamo da un paesaggio dolce, soleggiato e verdeggiante a uno spazio di penombra dove rari raggi di sole stentano a penetrare sfiorando le pareti come lame di luce, ci immergiamo nel fresco-umido dove solo muschi e licheni riescono prosperare e a svilupparsi.

Si cammina agevolmente su un fondo pianeggiante e asciutto, creato dai depositi dei torrenti (che ora seguono un diverso corso), grandi cavità irregolarmente arrotondate si alternano a passaggi angusti e sopra le nostre teste vertiginose pareti sembrano a tratti quasi congiungersi lasciando solo strette aperture verso il cielo per ricordarci che non siamo in una caverna. Mi sono chiesta perché chiamiamo “orrido” questo tipo di paesaggio, un aggettivo che si associa a idee di paura, bruttezza, inquietudine ma anche attrazione, fascinazione, mistero. Una scogliera a picco sul mare o una vetta possono essere inaccessibili e ben più pericolose ma non le chiamiamo ‘orrido’: forse anche perché le vediamo chiaramente, incutono rispetto, ammirazione o voglia di conquista.

L’orrido non può essere conquistato, casomai ci dà la sensazione di poterci fagocitare: mi guardo intorno e penso ai bambini incantati nella fiaba del pifferaio magico.
Siamo in un luogo che ci sorprende, stimola la nostra immaginazione; forme così diverse da quelle delle ‘normali’ rocce di superficie sembrano veramente create di proposito da qualcosa o qualcuno dotato di un talento stravagante. Ricordiamoci che la teoria delle glaciazioni è una acquisizione di conoscenza scientifica molto recente, e i primi studiosi che a metà ‘800 cominciarono ad affermarla venivano considerati dei mezzi pazzi.
Forse allora è più che comprensibile la sensazione di sgomento che i nostri antenati dovevano provare di fronte alla ‘stranezza’ di questi luoghi per la quale non c’era ancora una ‘spiegazione’ razionale.
Proseguiamo per l’Orrido di Nord-Est attraverso un ampio pianoro dove si trova l’Oratorio di Santa Lucia e alcune caratteristiche case in pietra. Il sentiero che conduce infine all’Orrido di Nord-Ovest è piuttosto stretto, ma reso più sicuro da corde fisse (potrebbe creare però qualche problema a chi soffre di vertigini).

Si ritorna poi a Baceno ridiscendendo sul sentiero iniziale.

Per maggiori informazioni vi consiglio di visitare questo sito web.

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Pubblicato da Delta X

Mi piace scrivere praticamente da quando ero bambina, ho tanti interessi che però non includono i Social, al virtuale preferisco il reale.

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