Abbazia di San Pietro al Monte, Civate (LC)

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L’Abbazia di San Pietro al Monte è indubbiamente un piccolo grande capolavoro di architettura romanica lombarda, motivo per il quale oggi vi propongo questo itinerario, assolutamente adatto a tutti.

  • Dislivello: circa 340 m da Civate (290 m) a San Pietro (630 m)
  • Tempo totale di cammino: ore 2,15’
  • Come arrivare da Milano: in auto, superstrada Milano – Lecco (SS 36), uscita per Oggiono / Civate, poi segnalazioni
    marroni per San Pietro al Monte
  • Informazioni su orari di apertura e/o accordi per visite guidate potete consultare il sito Associazione Amici di San Pietro
  • Cartina: Kompass 91

Quando la bellezza della natura si unisce alla creatività artistica degli umani, il risultato di questo connubio può essere

davvero speciale: se questa premessa non vi sembra un esercizio di retorica o una smaccata esagerazione, allora dovete assolutamente andare in piacevole pellegrinaggio a all’antica Abbazia di San Pietro in Monte sopra Civate (provincia di Lecco), non per acquistare indulgenze, come facevano i pellegrini di qualche secolo addietro, ma per ammirare uno dei più antichi capolavori dell’architettura romanica di Lombardia.

Questo luogo, visitato da appassionati all’arte, provenienti da tutta Europa, paradossalmente non è abbastanza conosciuto proprio da chi risiede a poche decine di chilometri di distanza.

Arrivando dalla superstrada SS 36 Milano-Lecco, si esce nei pressi del laghetto di Annone (segnalazione per Oggiono/Civate) e seguendo poi le indicazioni marroni per San Pietro al Monte, velocemente ci si lascia alle spalle condomini e operose fabbriche per andare poi a sostare nell’ultimo parcheggio nella parte alta del paese, nei pressi della Via Pozzo.

Di qui varie frecce segnalano la direzione per San Pietro; si giunge in pochi minuti alla frazione “Pozzo” e questo è l’inizio della vostra escursione e già si respira un’atmosfera agreste: siete alle pendici del Monte Cornizzolo, sotto di voi le belle linee sinuose
del laghetto di Annone e più a est i profili decisi dei monti lecchesi.

I segnavia indicano diversi itinerari, prendete il sentiero nr. 10.

Vi state inoltrando nella Valle dell’Oro: la denominazione deriva dal latino ‘oris’ (sorgente) e in effetti troverete diverse fontane lungo il breve percorso che vi condurrà, in circa un ora e un quarto, al pianoro dove sorge San Pietro. Fino alla Cascina dell’Oro il tracciato è quasi in piano, di qui invece la mulattiera acciottolata inasprisce la pendenza e prosegue senza incertezze fino alla meta. È un sentiero molto ben curato, quasi troppo, proprio per agevolare il cammino anche a chi non è un’escursionista abituato ai terreni accidentati.

Arrivati in prossimità della panoramica conca dove sorge San Pietro, il complesso architettonico non si mostra all’improvviso nella sua interezza, ma si svela gradualmente. Per primo fa la sua apparizione l’oratorio di San Benedetto (secolo XI): bella struttura in pietra, su pianta a croce semplice, lineare ed elegante nell’armonia delle sue proporzioni. Da qui un’ampia scalinata conduce al fronte semicircolare di ingresso: il talento architettonico ha preso spunto dalla naturale irregolarità della montagna per creare un insieme dal disegno movimentato che piega alle proprie esigenze i canoni ufficiali della più facile architettura di “pianura”.

Saliate con calma questi gradini così densi di storia millenaria e vi troverete nell’ampio portico che circonda in un abbraccio protettivo il corpo principale della chiesa. Uno spazio di penombra silenziosa che induce a una pausa prima di entrare all’interno: le belle finestre a bifora che incorniciano il paesaggio, giocando con la luce del sole creano una trama di riflessi che illumina e dà vita a questo ambiente quieto, sospeso tra il “fuori” e il “dentro”.

Le radici della fondazione di San Pietro pare si debbano alla volontà di Desiderio, ultimo re longobardo (siamo nel lontano VIII secolo d.C.): il monastero fu per molto tempo un’istituzione importante; di qui sono passati arcivescovi e imperatori e la sua
evoluzione si intreccia con le più ampie vicende storiche che coinvolsero tutta la regione.

Varcando la porta di ingresso sarete sorpresi dalla raffinatezza delle decorazioni che ornano gli archi, le colonne e i pannelli delle piccole cappelle del pronao. Gli affreschi, risalenti al secolo XI, sono tra i più importanti tra quelli coevi conservati in Italia; stupendo soprattutto quello sulla parete di fondo, ispirato ai miti dell’Apocalisse: con deciso cromatismo traduce in un disegno drammatico e altamente simbolico il tema della lotta contro il male, quel terrifico drago a sette teste che da sempre minaccia le esistenze umane.

Di solito pensiamo al romanico come esempio di stile sobrio e spoglio, ma non era così originariamente e attivando un po’ la fantasia possiamo immaginare le pareti intonacate e riccamente affrescate: era importante in epoche in cui la “comunicazione della parola religiosa” doveva essere rinforzata da immagini di forte effetto e di chiara lettura. Innumerevoli gli spunti iconografici rappresentati nei bassorilievi che rivestono, con disegni stilizzati e motivi orientaleggianti, la transenna della scala che scende alla cripta, ma è soprattutto l’eleganza del ciborio ciò che maggiormente colpisce l’attenzione: databile tra il X e l’XI secolo, è l’elemento artistico più importante della basilica.

La discesa nella cripta riserva un’ulteriore emozione: luogo nascosto che suscita sempre una sensazione di mistero; si tratta della parte più antica e originale di tutto il complesso: l’intimità di questo spazio ristretto dedicato alla Madonna, movimentato da una piccola selva di agili colonnine, è valorizzata da preziosi bassorilievi che un tempo, insieme agli affreschi, dovevano rivestire gran parte delle superfici.

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Pubblicato da Delta X

Mi piace scrivere praticamente da quando ero bambina, ho tanti interessi che però non includono i Social, al virtuale preferisco il reale.

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