Varallo: piccolo borgo…moderno

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Non so quanti di voi hanno sentito parlare della Valsesia e di Varallo. Io personalmente sono legata a questa valle di un vincolo di sangue, dato che sia mio padre, sia la mia nonna materna provengono dallo stesso piccolo paesino valsesiano. Fin da piccola, quindi, ogni visita agli zii terminava con una sosta a Varallo e, se da bambina il mio unico interesse era per l’ottimo gelato della gelateria Frigidarium (provatelo!), con gli anni ho imparato ad apprezzare la particolarità di questo borgo di montagna che, pur conservando il suo fascino senza tempo, ha saputo, in qualche modo, adeguarsi al mondo moderno, proponendo una serie di attrattive molto interessanti.

Ci sono principalmente tre motivi che mi spingono a Varallo: una passeggiata in centro, girovagando tra le intricate stradine della città vecchia; una visita (l’ennesima) al Sacro Monte o, ultimo ma non meno importante, l’Alpàa.

Procediamo con ordine. Varallo vanta numerosi monumenti interessanti, come la Chiesa di San Marco, affrescata da Giulio Cesare Luini, allievo di Gaudenzio Ferrari, o la Chiesa di S. Maria delle Grazie, monumento nazionale, in cui è custodito un gioiello dell’arte del 500: la parete, affrescata da Gaudenzio Ferrari nel 1513, che rappresenta, in 21 riquadri, la nascita, la vita e la morte di Cristo. La piazza principale della città, intitolata a re Vittorio Emanuele II, è dominata dall’alto dalla monumentale Collegiata di S. Gaudenzio, le cui origini sono sconosciute, ma che probabilmente risale all’Alto Medioevo, almeno per quanto riguarda il primo nucleo della chiesa.

Collegiata di S. Gaudenzio vista da Piazza Vittorio Emanuele II
Collegiata di S. Gaudenzio vista da Piazza Vittorio Emanuele II

La parte che io amo di più e che mi fa ritornare periodicamente a Varallo, però, è il centro storico che, negli ultimi anni, è stato oggetto di considerevoli azioni di recupero e valorizzazione. È proprio  sulle strette vie delle contrade, che ancora oggi mantengono le primitive denominazioni dialettali (“dal bur“, “dal vin“, “d’la lana“, “d’la séda“), secondo l’antica suddivisione in zone degli esercizi commerciali, che è possibile scorgere i tipici negozi di un tempo.

Scorci del centro storico
Scorci del centro storico

Sull’ampio e signorile corso principale, inoltre, si affacciano una serie di eleganti ville ottocentesche, che riportano indietro al tempo della “Belle Epoque”, quando a Varallo, attratti dall’aria salubre, dalle bellezze dei monti e dall’ottima recettività dello Splendid Park Hotel, con il suo Istituto termale, soggiornavano principi e principesse delle grandi Case Reali europee: Villa Durio, sede dell’Amministrazione Comunale, Villa Barbara, sede della Pretura, e Villa Virgini, che ospita la Comunità Montana.

Se tutto ciò non dovesse bastare a farvi programmare una gita a Varallo, ora vi parlo del fiore all’occhiello della città, il famoso Sacro Monte di Varallo. Il vasto complesso architettonico che sovrasta la città di Varallo, infatti, è di recente entrato a far parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO.  Fondato dal frate francescano padre Bernardino Caimi, dei Minori Osservanti di San Francesco, alla fine del 1400, è sicuramente il più antico dei Sacri Monti per fondazione. Padre Bernardino, al ritorno da una lunga permanenza in Terra Santa, si propose di ricostruire e rievocare i Luoghi Santi, dando inizio alla grande “Nuova Gerusalemme” sul “monte di Varallo”, creando su questa altura una “Terra Santa” simile a quella esistente in Palestina e ripercorrendo, così, le varie fasi della vita e passione del Salvatore. L’intero complesso consta di una cinquantina di cappelle, in parte affrescate, e popolate da oltre 800 statue in terracotta policroma e legno che danno vita a realistici quadri scenici in cui viene rappresentata la vita, la passione e la morte di Cristo, alla cui realizzazione hanno lavorato artisti di grande fama, tra cui il già citato Gaudenzio Ferrari. Oggi meta di costanti pellegrinaggi devozionali, il Sacro Monte di Varallo merita una visita anche da parte dei non fedeli in quanto opera artistica di inestimabile valore. Personalmente ci vado spesso, possibilmente nel tardo pomeriggio, quando, sul calar della sera, le imponenti statue di legno delle cappelle risultano ancora più suggestive (e anche un po’ inquietanti, devo ammetterlo) ed è possibile assaporare maggiormente la pace assoluta che regna nel parco che circonda il complesso.

La Basilica del Sacro Monte       -            Cappella di Adamo ed Eva
La Basilica del Sacro Monte                                                Cappella di Adamo ed Eva

Interessante è anche il fatto che il Sacro Monte è raggiungibile, oltre che con mezzi pubblici e privati, anche con una funivia che si arrampica a strapiombo su per la montagna, guadagnando il primato di funivia più ripida d’Europa.

La funivia in azione: si nota quanto è ripida?
La funivia in azione: si nota quanto è ripida?

Per ulteriori informazioni sul Sacro Monte e per conoscere gli orari di apertura della Basilica e della celebrazione delle S. Messe vi invito a consultare i seguenti siti internet: www.sacrimonti.net www.sacromontevarallo.eu www.sacromontedivarallo.it.

Non vi è ancora venuta voglia di fare un salto a Varallo? Scommettiamo che questa ultima parte vi farà cambiare idea? Il periodo che preferisco per fare un giro è una settimana di luglio in cui, ogni anno, si svolge l’Alpàa. Nata nel 1977 con l’intento di valorizzare e promuovere il territorio valsesiano con il suo straordinario patrimonio di tradizioni, arte e cultura, negli anni l’Alpàa si è affermata come manifestazione di grande rilievo. Il nome richiama il momento di festa che si svolgeva quando i pastori scendevano a valle per dare vita al mercato dei prodotti della montagna e la formula che ne ha determinato il successo prevede, oltre alla mostra mercato che si snoda tra le vie del centro storico, numerose iniziative di musica, arte, cultura, tradizioni, enogastronomia, sport e folklore. Interessantissima è, a mio avviso, la mostra sui costumi tradizionali valsesiani che sono delle piccole opere d’arte (e di cui la vostra Teacher è orgogliosissima proprietaria di un esemplare). Un tempo assai più diffuso come usuale foggia di vestire, il costume valsesiano costituisce oggi un simbolo di appartenenza a vecchie famiglie con profonde radici locali. Pur con alcune varianti nelle diverse località, presenta caratteristiche simili in tutto il territorio: lunghe gonne pieghettate di tono scuro (nero, blu, grigio o marrone) a volte terminanti in un fiammante bordone rosso o viola; una camicia bianca, a collo alto e stretto, finemente ricamata con il puncetto (uno straordinario merletto eseguito completamente a mano con il solo utilizzo di ago e filo, chiamato anche punto saraceno o punto avorio – roba da perderci la vista); un corpetto (“busard”), in alcuni paesi ricamato a vivaci colori, sotto cui si intravede una pettorina, che riprende gli stessi ricami. Su quasi tutti i tipi di costume valsesiano, viene allacciato un ampio grembiule (“scusal”) che, in occasioni di festa, viene ingentilito da nastri colorati. Ai piedi completano il costume le caratteristiche calzature di panno colorato, gli “scapìn”, ancora ricercatissimi (e costosissimi) prodotti dell’artigianato locale.

La vostra Teacher, formato mini, in costume tipico. Le risate non sono ammesse
La vostra Teacher, formato mini, in costume tipico. Le risate non sono ammesse

Punto di forza della manifestazione sono i concerti gratuiti che si svolgono in Piazza Vittorio Emanuele II, dove si sono esibiti nel corso degli anni importanti artisti del panorama musicale italiano, oltre a numerose iniziative collaterali atte a promuovere l’arte e l’artigianato locale, quali visite guidate alla scoperta del patrimonio storico e artistico della città e del Sacro Monte, concerti nei suggestivi cortili del centro storico e appuntamenti enogastronomici, dalla Piazza del Gusto allo spazio dedicato alle Pro Loco valsesiane (la mia parte preferita, chissà perché). Agli stand delle varie Pro Loco è possibile assaggiare piatti tipici della tradizione enogastronomica valsesiana, su tutti la famosa “miaccia”, una sfoglia fatta con farina bianca, latte, e uova e cotta grazie a un utensile apposito, il ferro delle miacce (formato da due piastre di ferro circolaricon lunghi manici), riscaldato sul fuoco, sul quale si versa poi la pastella. Si può mangiarla al naturale, più croccante, ma nella maggior parte dei casi viene servita farcita con formaggi (specialmente toma e gorgonzola), salumi, o dolce, con marmellata di mirtilli, miele, burro, confetture o Nutella. Io la chiamo “il cibo degli dèi”, calcolate un po’ voi quanto mi piace.

Quest’anno l’Alpàa si svolge dall’11 al 20 luglio e, tra le numerose attrazioni, prevede concerti di Ron, Gigi d’Alessio, Massimo Ranieri, Tiromancino ed Emis Killa, oltre a una suggestiva visita guidata notturna al Sacro Monte. State ancora aspettando? Nel caso ve lo siate persi, comunque, tranquilli: c’è sempre il prossimo anno.

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Pubblicato da Altri Autori Vari

Gli articoli scritti sotto il nome Altri Autori Vari, sono stati scritti da uno dei tanti bloggers che sono transitati sul nostro Blog, scrivendo magari anche solo un articolo, quindi non hanno una loro sezione dedicata ma hanno comunque collaborato al nostro Blog.

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